Nel 1972 Gian Piero Motti è un alpinista di successo. Ma scalata dopo scalata, ha scoperto sulla propria pelle che l’alpinismo può diventare una droga. Così scrive il famoso articolo I falliti, dedicato a chi non sa più vivere senza montagna. E’ il passaggio fondamentale che lo porta ad aprirsi oltre i confini dell’alpinismo piemontese e oltre i miti-doveri della tradizione eroica. Da quel momento inizia un’incessante ricerca per lo sviluppo di un alpinismo dal volto umano. Scopre le pareti calcaree delle Prealpi francesi, apprende l’etica dell’arrampicata californiana, approfondisce le tecniche orientali di concentrazione, lo scottante problema degli allucinogeni, le esperienze psichedeliche di Castaneda, la “scalata visionaria” di Doug Robinson. Diventa il carismatico punto di riferimento per una generazione di alpinisti inquieti. Questo libro raccoglie e commenta i suoi scritti più importanti.
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