Pubblicazione

Prefazione


Sbagliano gli alpinisti a sentirsi superiori agli altri, invece sono sinceri quando parlano e scrivono di ripide emozioni. Il sentimento della montagna è un modo di guardare. Fascinazioni uniche, particolari. Sono i valori dell’andare su. Non il coraggio, la capacità tecnica, certi sguardi di sufficienza complice, ma il senso della montagna che ti entra dentro, aspro e solitario. Un certo modo di leggere la vita.
I due ingredienti che fanno speciali le montagne italiane, e i racconti di montagna, li trovate nelle storie di questo libro: il senso dell’avventura e il senso del passato. L’uno si alimenta con l’altro. L’avventura alpina, la solitudine, i grandi spazi sarebbero diversi se le Alpi non recassero tracce di una storia millenaria, suo malgrado eroica, fatta di teste dure e resistenti, spesso in conflitto con la pianura. L’escursionismo e l’alpinismo al tempo di internet si posano ancora su quella storia antica, in un contrasto perenne tra i loro sacrifici e il nostro tempo libero, i loro sforzi obbligatori e le nostre fatiche liberatorie, la civiltà del risparmio e la civiltà del consumo. Nel suo vagabondare per le Alpi scalandole, pensandole, cercandone il senso, l’autore è costantemente appeso ai due territori più inesplorati e arcani: il mistero della natura e il mistero delle cose andate. Lo siamo tutti quando andiamo in alta montagna abbandonando le false certezze del nostro tempo e lasciandoci avvolgere da una realtà più grande e da una natura più veritiera.
Dario Bubola fa tesoro dei due ingredienti per costruire i suoi racconti, che sono invenzioni personali ma anche condivise o condivisibili con chi frequenta le ripide emozioni. I silenzi che guidano la lettura sono lì a disposizione di tutti e di nessuno. Dipende se sappiamo ascoltare, che è il primo passo per comprendere e raccontare.
Un giorno riusciamo a sentire la voce delle cime e scopriamo che ogni montagna racconta di dolori e di guerre, e ogni cima ha il suo colore, il suo odore e la sua musica. Il colore è legato alla roccia, che determina anche la qualità della terra e dei fiori. L’odore cambia con le stagioni dell’anno – l’odore inodore della neve, la fragranza della primavera, il profumo dell’erba – ma anche con le stagioni della vita: gli alpeggi dell’infanzia, gli odori perduti, le fragranze ritrovate. La musica la componiamo da noi, salendo nel silenzio: per me il Monte Bianco è una sinfonia di Beethoven, le Dolomiti sono canzoni di Vasco.