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Non possiamo più farne a meno


«Una Torino regolare e simmetrica, senza monotonia, che spalanca verso le Alpi la gran bocca di Piazza dello Statuto, come per aspirare a grandi ondate l’aria sana e vivificante della montagna». Cosi scriveva Edmondo De Amicis nel 1880, quando l’aria era pura per tutti ma il viaggio restava un lusso da signori. Gli operosi abitanti di quella Torino vivevano le montagne come un paesaggio quotidiano, ma erano irrimediabilmente separati dalle foreste ombrose e dalle cime bianche di neve. Non potevano che farne a meno. In un secolo la situazione si è rovesciata. I monti sono usciti dal nostro orizzonte urbano, affollato di smog, computer e altre immagini, ma sono entrati nelle urgenze domenicali insieme alla collina, ai boschi, ai laghi, al mare. Non possiamo più farne a meno.
Eppure, a differenza di quei fortunati ed eruditi signori che come De Amicis potevano concedersi di tanto in tanto una gita fuori porta, non siamo romantici viaggiatori, o intraprendenti esploratori, o aristocratici villeggianti. Siamo i figli di una città che ci dà molto, in fatto di idee e di supermercati, ma che ci prende altrettanto, dall’ossigeno a un cielo di stelle. Il medico ci prescrive sole e lo psicologo ci invita al silenzio, ottantenni e cardiopatici si vestono da atleti. E la natura, non più un mito, non più un lusso, meno che mai un luogo di privazioni, diventa un diritto come l’assistenza sanitaria.
Torino ha cullato la fantasia di Emilio Salgari che seppe descrivere i profumi della giungla senza mai allontanarsi dalla riva del Po. Noi non siamo Salgari, il tempo ci manca, cerchiamo mete ed emozioni garantite con il rischio che, come dalle profezie di Chaplin agli acquarelli di Samivel, il rumore della metropoli rimbalzi sulle strade e sui sentieri del week end. Ma Torino è una città fortunata, con un arco di monti e di colline che la abbracciano da ogni lato. C’è un albero, un’osteria, un itinerario per ognuno di noi. Sessanta li troviamo in questa guida, tra i piu belli, tra i più raccomandabili, ma altri mille li potremo inventare con il nostro desiderio quando il cielo di primavera illuminerà le montagne sospese sopra la città.