Pubblicazione

Introduzione


Sono già passati quarant’anni dall’assassinio di Guido Rossa e la sua figura è più presente che mai. Perché?, ci chiediamo. Da un lato per l’inattualità del suo rigore e delle sue scelte morali, che ci costringono a riconsiderare l’impegno sociale e umano come atti liberati dal narcisismo politico, dall’incapacità di ascolto, dalla mancanza di rispetto, dall’arroganza elevata a sistema. Dall’altro lato per la drammatica attualità delle sue denunce, che fotografano una situazione di povertà e di conflitti in gran parte insuperati, talvolta addirittura inaspriti da un mercato che detta legge sostituendosi all’etica e alla politica.
Per questo ci pare giusto ricordare Rossa a quarant’anni dal suo sacrificio, il 24 gennaio 1979. Forse più per noi che per lui, che si trarrebbe in disparte dicendo «non è il caso amici, mi avete già ricordato abbastanza, sono uno come tutti voi, ho fatto solo il mio dovere». Sì, lo facciamo per lui e per noi, soprattutto, perché ci serve una sferzata di coraggio per guardare al futuro, e ci manca quel nitido raggio di umanità.
Abbiamo selezionato alcuni scritti suoi e su di lui, a cominciare dalla straordinaria lettera che spedì a Ottavio Bastrenta il 4 marzo 1970, dopo un profondo esame di coscienza. In qualche modo la lettera di Rossa a Bastrenta anticipa il famoso articolo di Gian Piero Motti I falliti (1972), spostando il discorso sul piano politico e sociale.
Inoltre ripubblichiamo il discorso di Massimo Mila, pronunciato nel 1982 all’inaugurazione della palestra urbana di arrampicata a Palazzo Vela che il Comune di Torino aveva voluto dedicare a Guido Rossa tre anni dopo la morte. Mila usò parole dure e inequivocabili com’era nel suo stile, e in quello della Torino più nobile e rara, e nello stile di Rossa.
Infine, per inquadrare la figura dell’alpinista, ma anche dell’uomo, e soprattutto per mettere insieme le due passioni che accesero la sua vita, proponiamo il ricordo di Carlo Moriondo su “Stampa sera”, uscito subito dopo l’assassinio, e un capitolo tratto dal mio recente “Alpi ribelli” in cui Rossa non poteva mancare. Ho incontrato molti alpinisti anarchici e sognatori, ma pochissimi hanno saputo dare un corpo ai sogni. Guido l’ha fatto.